Quanti di voi sono convinti che scrivere bene voglia dire saper esprimere un pensiero o un punto di vista? Proprio perché è importante saper cambiare il proprio punto di vista, vi dico che scrivere, prima di ogni altra cosa, è un atto creativo. Scrivendo infatti creiamo e costruiamo un pensiero, non ci limitiamo solo ad esprimerlo.

Molti studenti che incontro nella mia attività di studio assistito mi vengono presentati in questo modo: “Va bene a scuola, ma ha qualche difficoltà di scrittura. Forse serve più esercizio, perché nel parlato non ha nessun problema. Fa delle belle interrogazioni, ma poi nei temi non rende al massimo”.

Partendo dalla premessa che scrivere è sinonimo di costruire e non certo di esporre, io rispondo sempre allo stesso modo: “Scritto e parlato sono modalità comunicative che richiedono competenze differenti e implicano processi diversi”.

Scrivere rappresenta un’attività cognitiva molto complessa e sofisticata per tutti… e quando dico “per tutti”, credetemi, sto parlando sia di principianti che di esperti.

Vediamo alcune delle competenze di base il cui impiego è richiesto nella scrittura, tenendo conto che ce ne sono molte altre:

  1. competenza lessicale: saper utilizzare le parole in modo efficace;
  2. competenza ortografica: essere in grado di ricostruire i diversi sistemi di regole ortografiche della lingua italiana, utilizzandoli al meglio;
  3. competenza sintattica: saper riconoscere ed impiegare i diversi modi in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione ed i vari modi in cui le proposizioni si collegano per formare un periodo;
  4. competenza testuale: la capacità di operare a livello di testo.

Quando dico che scrivere riguarda processi cognitivi complessi, mi riferisco al fatto che richiede anche attività come la pianificazione, la trascrizione e la revisione, fasi non certo marginali.

Per scrivere, infatti, esprimere una sola delle competenze elencate sopra (e qui riportate solo in parte) non è sufficiente.

Metaforicamente parlando, dal mio punto di vista l’atto di scrivere si avvicina molto al concetto di leadership. Provo a spiegarmi meglio. Essere un buon leader significa comportarsi come un direttore d’orchestra che distribuisce tra i suoi musicisti le diverse parti di una melodia che prende forma e senso solo attraverso una partecipazione collettiva: ogni musicista, con un solo sguardo verso chi dirige l’orchestra, raccoglie le informazioni necessarie per mettere a frutto ciò che già ha perfezionato mediante studio ed esercizio personale. Allo stesso modo, scrivere significa saper orchestrare tra loro le competenze che abbiamo appena descritto, facendole interagire efficacemente ed utilizzandole al momento opportuno e nel migliore dei modi, come fossero strumenti all’interno di una cassetta per gli attrezzi.

Dunque, il fatto che uno studente riesca bene nelle interrogazioni orali, non rende automatico che lo stesso studente riesca altrettanto bene nello scritto. Aggiungerei anche che il parlato offre delle condizioni completamente diverse dallo scritto e, in questo caso, la competenza linguistica è accompagnata dal linguaggio corporeo e dalla situazione in sé.

Il più delle volte la scrittura, al contrario, è stare con se stessi. Questo implica anche una sfera emotiva e motivazionale del tutto particolare.

Sto preparando un post anche su questi temi!